La storia della Bank of America parla italiano e rappresenta uno dei più fulgidi esempi di realizzazione del famoso “American Dream”. Il fondatore del celebre istituto di credito americano è stato infatti l’italo-americano Amedeo Peter Giannini. Nato nel 1870 a San José, California, da genitori liguri emigrati negli Stati Uniti in cerca di nuove possibilità, quella di Giannini è una vita che ha come massima aspirazione la conciliazione tra profitto e bene comune. A lui si deve il concepimento della banca come bene di largo consumo destinato non solo ai ricchi, ma a tutti coloro che volessero investire in una qualsiasi attività economica per cambiare il proprio status sociale in base alle proprie qualità e capacità imprenditoriali.
Inizia a lavorare sin dai 12 anni presso un grossista di ortaggi durante il turno di lavoro notturno e diciannovenne ne diviene socio dopo aver contribuito a trasformare l’azienda nel più grande magazzino ortofrutticolo di San Francisco. A 31 anni viene nominato consigliere d’amministrazione di una banca locale ed è qui che la sua intraprendenza e visione manageriale inizia a riscuotere un certo successo. Come scritto, Giannini è figlio di immigrati che hanno vissuto in povertà, conosce sulla propria pelle le difficoltà e il sacrificio di chi lavora duramente per migliorare la propria vita nel tentativo di assicurare un futuro diverso ai propri figli. In quel momento storico infatti le banche sono fortemente elitarie, concedono prestiti solo ai più benestanti mentre la larga fascia di popolazione costituita dalla manodopera non può aprire conti o chiedere prestiti, addirittura gli immigrati italiani sono costretti a pagare tassi molto sconvenienti per inviare i soldi in Italia o a rivolgersi agli usurai. Giannini decide di allargare il credito a queste categorie di persone assecondando la loro richiesta di fiducia ed esponendosi al rischio.
Ed è così che tra risparmi accumulati e prestiti richiesti investe 300.00$ per fondare nel 1904 la Bank of Italy. La banca riscuote un enorme successo e in due anni i depositi superano il milione di dollari.
Quello che colpisce è il modo di operare dell’istituto di credito: slegato dalla logica del profitto puro al fine di soddisfare le esigenze dei più deboli. Giannini infatti ricerca i suoi possibili clienti strada per strada offrendo tassi di interesse notevolmente più bassi, un aneddoto riporta che egli guardasse tra le garanzie anche i calli delle mani. Se è vero che la fortuna aiuta gli audaci e che le difficoltà fanno emergere la bravura dei più capaci quella del banchiere italo-americano è una storia ricca di ostacoli. Nel 1906 un terremoto devasta San Francisco, Giannini riesce a salvare la cassa con i depositi e mentre le altre banche sono ancora chiuse in attesa di una stabilizzazione finanziaria si organizza con un piccolo banchetto per concedere prestiti a chiunque volesse ricostruire la propria casa o bottega. Sul banchetto in legno compare un piccolo cartello con su scritto: “Prestiti come prima, anzi più di prima”.
Sono i dati a confermare il successo di Giannini: il quartiere italiano di San Francisco è il primo della città a rinascere dalle macerie e gli stessi rendiconti della banca confermano come il 96% dei richiedenti ha restituito i prestiti senza garanzia. L’intraprendenza morale ed economica di Giannini inizia ad attirare nuovi clienti e grandi quantità di denaro anziano ad affluire nelle casse, tanto che nel 1909 vengono aperte numerose filiali.
Giannini preconizza tra i primi la potenzialità finanziaria dell’industria cinematografica e nel 1920 concede 50.000 $ in prestito a Charlie Chaplin per la produzione del film “Il Monello” in cambio del 25% dei futuri guadagni. La pellicola sbanca il botteghino diventando nel tempo un vero e proprio capolavoro cinematografico che frutterà laute royalties alla banca.
Nel 1924 distribuisce compensi in più ai propri dipendenti, permettendo loro di diventare proprietari della banca tramite l’acquisto di piccoli pacchetti azionari. Il banchiere è sempre stato fedele al proprio convincimento morale, tanto da non aver mai accettato un dollaro extra rispetto al suo regolare stipendio e quando nel 1928 ricavò dalla sua quota societaria utili per mezzo milione di dollari, decise di devolvere l’intera somma all’ Università della California per finanziare diverse ricerche su nuove tecnologie agricole. In seguito dichiarerà : “Un uomo che accumula più di 500 mila dollari dovrebbe correre dallo psichiatra”.
Nel 1930 fonda Bank of Italy con una piccola banca newyorkese sotto il nome di Bank of America mettendosi contro gran parte dell’establishment finanziario che lo accusava di truccare i bilanci appellandolo “Il Fruttivendolo italiano”. La perenne volontà di finanziare l’economia reale e il suo costante ottimismo gli permette non solo di passare indenne il periodo di forte depressione economica dopo la crisi del 29’ ma di aumentarne il volume degli affari finanziando Walt Disney per la produzione di Biancaneve e nel 1932 Joseph Strass, progettista del celeberrimo Golden Gate Bridge al quale fornirà in prestito 6 milioni di dollari per la progettazione.
La decisione di finanziare Strass era ancora una volta slegata dal profitto puro ma motivata dal voler aiutare la città ad uscire da un isolamento finanziario dovuto alla crisi, tanto che la Bank of America non percepì nessun interesse oltre al prestito.
Alla sua morte nel 1949 lascia in eredità tutto il suo patrimonio, 489.000$, all’istituto filantropico da lui fondato mentre la Bank of America era diventata l’istituto di credito più grande del mondo con oltre 7 miliardi di dollari di depositi, 500 filiali in oltre 300 città. Attualmente Bank of America fa parte delle Big Four e risulta essere la seconda più grande istituzione bancaria degli States custodendo il 10% dei depositi bancari americani.
Emblematica una frase contenuta nel testamento da lui redatto: “ Non teorizzate il bene, fatelo”.
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